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Interviste
Intervista della Redazione ABCJunior
Due chiacchiere con Franco Bonera
Redazione ABCJunior | 14 luglio 2019

Sappiamo che Lei è stato vicedirettore di uno dei giornali più importanti in Italia, la Gazzetta dello Sport; in cosa consisteva la sua attività?

Il vicedirettore sostituisce il direttore quando il direttore non è presente al giornale e la sua attività consiste nel decidere quali argomenti verranno scritti nella pubblicazione, in quali pagine verranno inseriti gli articoli, oltre ad ascoltare tutti i giornalisti per avere idee da loro e insieme a loro costruire un quotidiano. Quindi la mattina si decide come sarà il giornale che uscirà in edicola il giorno dopo. Questo è il lavoro del vicedirettore.

I giornali danno sempre importanza enorme al calcio, più che a qualsiasi altro sport, come mai?

Sì, allora a questa domanda do due risposte. La prima e che i giornalisti scrivono quello che ritengono che ai lettori interessi di più e quindi è un po’ un circolo vizioso; diciamo così, agli italiani interessa di più il calcio, così più calcio dai più il giornale viene letto. Poi ci sono anche tante persone che seguono gli altri sport, però è una minoranza rispetto a quelli che seguono il calcio e quindi la stessa proporzione tra chi ama il calcio e chi ama gli altri sport viene sostenuta sul giornale. La seconda risposta è che io prima di essere stato vicedirettore della Gazzetta sono stato direttore di un settimanale che si chiama Sport Week che viene dato insieme alla Gazzetta al sabato. In quel giornale il mio obiettivo era proprio di parlare di calcio il giusto e dare spazio a tanti altri sport, anche quelli poco conosciuti. Le copertine di Sport Week: cinque erano di calcio le altre erano di altri sport compreso il ping pong, l’ippica e il golf.

Com’è il lavoro di giornalista?

Il lavoro di giornalista a noi giornalisti piace dire che non è un lavoro ma una cosa bella da fare; in realtà è un lavoro che come tutti i lavori ha aspetti positivi, aspetti negativi e che richiede fatica, che richiede passione e che va fatto molto seriamente perché come altri lavori, più di altri lavori è sottoposto ogni giorno al giudizio della gente e i lettori sono le persone delle quali tu devi tenere conto, perché leggono il giornale che tu fai e oltre tutto hai delle grosse responsabilità, perché scrivi delle cose che sono brusche o che sono pericolose da scrivere; la responsabilità è tua, però resta un bellissimo mestiere.

Com’è il giornalismo in Italia?

Il giornalismo in Italia secondo me è meglio di quello che la gente pensa. Però in Italia più che negli altri paesi c’è sempre l’abitudine a parlare male dei giornali e dei giornalisti. Io credo che i giornali e i giornalisti italiani, chi più e chi meno, siano all’altezza di quelli degli altri paesi del mondo.

Ci racconti il “dietro le quinte” del giornalismo italiano?

Il dietro le quinte è come viene fatto il giornale e quello che è importante dire a dei bambini o a dei ragazzi è: non pensate mai che il giornalista è solo quello che scrive, cioè uno che dice faccio il giornalista perché scrivo non corrisponde. Vi faccio un esempio: il calcio non è solo fare goal, è anche mettere nelle condizioni chi deve far goal, è anche allenare, è anche il preparatore atletico. Quindi il dietro le quinte del giornalismo ci sono tanti lavoratori che non scrivono, ma fanno il giornale, lo creano. Quando prendete in mano un giornale dovete sapere che c’è un lavoro che non è solo di chi l’ha scritto.

Come si diventa un bravo giornalista? Puoi darci qualche consiglio?

Bravo giornalista è soggettivo, per qualcuno si può essere un bravo giornalista e per qualcun altro no. Io direi come si diventa un serio giornalista, cioè uno che fa seriamente la professione di giornalista. Quindi il consiglio che posso dare è di essere sempre molto attenti, molto seri, di seguire sempre l’esempio dei colleghi più anziani, perché è una professione che non ha delle leggi scritte, ha delle leggi applicate ogni giorno e quindi vedere quello che hanno fatto prima di te è molto importante. Inoltre è importante secondo me amare molto, non tanto se stessi, non tanto quello che si scrive ma il giornale come cosa che contiene le tue idee e quelle di tutti i tuoi colleghi. Fare il giornalista non vuol dire scrivere su un giornale, ma vuol dire fare un giornale. Questa secondo me è una cosa molto importante e non tutti i giornalisti hanno questa mentalità; molti giornalisti pensano diciamo nell’ambiente al “loro orticello”, fanno i loro pezzi, scrivono, sono contenti, se lo rileggono, si lamentano se qualcuno gli fa un titolo che non è bello e questo non è da bravo giornalista.

Di cosa si occupa attualmente?

Dopo tanti anni dedicati al giornalismo scritto, e non ho mai fatto televisione né partecipato a programmi televisivi come giornalista, adesso mi occupo di un giornale per un pubblico che potrebbe essere quello delle vostre mamme, di signore. Non è di carta, ma è on line ma è altrettanto bello perché abbiamo un contatto diretto con chi lo legge. Si chiama Signore si diventa (signoresidiventa.com).

Quale vorrebbe che fosse il futuro del giornalismo?

Vorrei che ci fosse una consapevolezza sociale che i giornali e il giornalismo siano rispettivamente funzione e professione molto importanti e serie; invece adesso che ci sono i social, che sono lo strumento con cui chiunque può scrivere qualunque cosa e molto spesso quello che viene scritto da chiunque viene interpretato come una notizia o come un’opinione importante, io vorrei che ci fosse, che continuasse ad esserci un giornalismo reale fatto da giornalisti che conoscono e che fanno questo mestiere. In particolare mi piacerebbe che non scomparisse, ma io sono un vecchio giornalista nato e cresciuto sulla carta, il gusto di sfogliare un giornale e non solo leggerlo sul telefonino.

Ringraziamo Franco Bonera per la sua cortese disponibilità e le tante notizie e suggerimenti sul lavoro di giornalista.

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